Come nasce un libro

Breve ripasso per chi vuole pubblicare, e non sa cosa aspettarsi

Alessandra Zengo
Scrivere oggi
Published in
7 min readDec 14, 2016

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“Quella che sto per raccontarti è una storia strana, anzi quasi incredibile. Cercherò tuttavia di buttarla giù nel modo più semplice possibile.”
Due in uno, Flann O’ Brien, 1954

Pubblicare è semplicissimo, e a dircelo sono le piattaforme di self-publishing. Se hai scritto un libro devi farlo leggere a tutti, ma non serve più spenderci una grande fortuna, come succedeva con gli editori a pagamento. Carichi un file Word e si converte da solo, compili qualche pagina con titolo, trama, keyword, le tue generalità e dopo qualche ora è online.

È talmente semplice da essere — quasi — perturbante. Insomma, stiamo parlando di letteratura. Perché dovrebbe essere “semplice”? Perché possiamo scegliere da soli, senza chiedere il permesso, senza l’approvazione scritta di un editore, leggasi contratto? Fino a quando non si decide se la letteratura sia o meno elitaria, appannaggio di pochi o di molti, nel dubbio sia data la possibilità a chiunque di distribuire libri, come in un grande mercato mondiale, un universo che continua a colorarsi di rosso.

Diventiamo così testimoni del miracolo: sconosciuti che scrivono, pubblicano e resistono nelle classifiche di Amazon, accanto a marchi e autori “storici”, ma che arrivano alle librerie e alla grande distribuzione solo grazie alla benevolenza di una casa editrice tradizionale che li toglie dal mucchio selvaggio del web per pochi spiccioli. Quanti riuscirebbero a sottrarsi alla fascinazione di un cartaceo esposto sugli scaffali, pur sapendo che le condizioni proposte non sono favorevoli?

Ora non si ha più l’impressione che la letteratura sia una questione di vita o di morte, come ci fanno credere Thomas Wolfe e Maxwell Perkins in Genius, eppure per qualcuno, da qualche parte, lo è ancora.

Eleonora, per esempio, che vive nell’Italia che ha bandito i libri, considerandoli alla stregua di sostanze psicotrope. Si può tenere sul comodino una copia della Bibbia, ma non un romanzo, nemmeno uno di quelli schifosi orrendi ma chi cazzo li ha fatti uscire. E lei, con Amleto, suo compagno di sfighe, vuole provare a cambiare le cose. Far tornare le persone a leggere. Ma prima delle forze dell’ordine e dello Stato, saranno proprio gli editori a ostacolarla, perché non possono accettare una ragazza che pubblica un libro nuovo, diverso, destinato a tutti e a nessuno, come solo le cose rivoluzionarie possono essere.

Le analogie tra la storia nel romanzo e la storia del romanzo sono evidenti, e se Vietato Leggere all’Inferno si configura come un esperimento meta-narrativo perché c’è un libro nel libro e personaggi che cannibalizzano l’autore per raccontarsi altrove, è anche vero che la dimensione “ulteriore” dialoga sempre con la realtà che conosciamo. È all’interno di questa dialettica che si inserisce la critica al sistema editoriale italiano e agli snobismi di certe élite culturali.

Non c’è dubbio che il pubblico nel suo insieme abbia diritto ai prodotti regolari e collaudati dell’industria letteraria, ma il progresso dell’industria esige numerosi tentativi, ipotesi audaci, addirittura imprudenze. E solo i laboratori consentono di raggiungere le altissime temperature, le reazioni rarissime, i livelli di entusiasmo senza i quali le scienze e le arti avrebbero un futuro troppo prevedibile.”
Discorso all’Accadémie français
, Paul Valéry, 1927

Vietato Leggere all’Inferno è l’ultimo libro proposto da Speechless. Pubblicarlo, dal punto di vista tecnico, non è stato difficile: una piattaforma che distribuisca anche gratuitamente, Street Lib, e un’altra che renda disponibile il cartaceo senza dover aspettare settimane, Create Space (Amazon). Le difficoltà si sono rivolte altrove, e hanno costellato la preparazione alla grande uscita. Ecco com’è andata, con qualche licenza.

1. Lo scrittore scrive

I social network sono la morte della scrittura. Forse, ma non per Roberto Gerilli, che su Facebook ha trovato l’ispirazione giusta per una delle prime scene di Vietato Leggere: Eleonora che si presenta da Amleto con occhialoni scuri e tuta per proporgli l’affare del secolo. Amleto si fa tentare, ovviamente, e il resto potete leggerlo da soli.

Il nostro, comunque, è un autore che Zadie Smith collocherebbe tra macropianificatori e microgestori: ha un’idea vaga sulla struttura del romanzo, ma non sa come finisce e scrive finché le cose da dire non si esauriscono. Gli è andata di culo: alla fine i conti sono tornati e il resto l’abbiamo fatto sparire con gli editing successivi.

2. L’editor edita

Ho letto così tante volte Vietato Leggere all’Inferno che alla fine mi sono ammalata della stessa malattia degli esponenti dell’Anti-literature movement. Se qualcuno mi metteva davanti un romanzo, ringhiavo, quasi. È normale quando si segue l’evoluzione di un libro dall’inizio, dai primi rigurgiti sulla pagina di Word. A un certo punto, poi, anche l’editor perde di obiettività, non “vede” più ciò che legge, e ha bisogno di una vacanza dalla storia per tornare a leggere come un illustre estraneo.

3. Un gruppo di lettori si accanisce

Dopo averlo reso presentabile, con un numero di revisioni che va da dieci ad infinitum, il romanzo è stato segretamente mandato a lettori di prova, diversi per età, genere, preferenze letterarie, estrazione sociale. Come i collaboratori di una casa editrice, hanno redatto una scheda di lettura, con le loro opinioni, le più oneste che potessero darci. C’è chi era assetato di azione e retate, chi suggeriva qualche cambiamento per i personaggi femminili, chi voleva più distopia…

Io, autore e redattori abbiamo letto le schede, selezionato le informazioni, scelto cosa tenere, e poi ci siamo messi di nuovo al lavoro. Alcuni suggerimenti sono stati scartati, ma con quelli ci sarebbe stato un Vietato Leggere all’inferno diverso.

3. I redattori danno il colpo di grazia

Dopo la sollecitazione dei lettori esterni e l’ennesima revisione, il libro torna tra le amorevoli tastiere dei redattori, che lo rileggono e aggiungono correzioni e commenti a margine. L’editor rilegge, approva e rimanda all’autore, che come il protagonista di shakespeariana memoria si domanda quando il supplizio avrà fine.

4. Un impaginatore impagina

L’impaginazione è forse una delle cose più sottovalutate, nella creazione di un libro. Editori che consegnano al tipografo un file Word; autori che fanno lo stesso, per mancanza di competenze / soldi, con i servizi di print on demand online.

Nel caso di Vietato Leggere all’Inferno abbiamo creato due file di lavoro, uno per il PDF di stampa e uno per l’ePub, mantenendo gli stessi stili di paragrafo e carattere associati a ogni parte del testo. Per ciascun formato, poi, abbiamo lavorato su dettagli e differenze: distribuzione delle note, separazione dei capitoli (nell’eBook non ci sono le pagine), table of content per la versione digitale; gabbia, struttura di base (note, titoli, numeri di pagina, ecc.), dimensione di font e interlinea, righe singole, vedove, orfane per il cartaceo.

Insomma, quando l’editor pensa di aver finito di leggere un manoscritto, ecco che spunta l’impaginato da “correggere” di nuovo, questa volta a livello grafico.

5. Un grafico lo “illustra”

Non credo serva ribadire l’importanza di una copertina: è la prima cosa che si vede di un libro, l’immagine che lo rappresenta agli occhi del pubblico. Non può essere sciatta, banale, commissionata al grafico della domenica che gioca con Photoshop da quando era bambino, ma soprattutto poco pensata. La copertina “mostra” il libro prima che il lettore lo legga, e lo deve attrarre restando coerente, però, col contenuto.

Anche Roberto Calasso, proprietario e direttore editoriale di Adelphi, parla del ruolo della copertina, e del suo paradosso, nel saggio L’impronta dell’editore: “L’immagine che deve essere l’analogon del libro va scelta non in sé, ma anche e soprattutto in rapporto a un’entità indefinita e minacciosa che agirà da giudice: il pubblico. Non basta che l’immagine sia giusta. Dovrà anche essere percepita come giusta da molteplici occhi estranei, che generalmente nulla sanno di ciò che troveranno nel libro. Situazione paradossale, quasi comica nella sua disagevolezza: occorre offrire un’immagine che incuriosisca e attragga un ignoto a prendere in mano un oggetto di cui nulla conosce tranne il nome dell’autore (che spesso vede per la prima volta), il titolo, il nome dell’editore, il risvolto (testo sempre sospetto perché scritto pro domo)”.

La cover di Vietato Leggere all’Inferno ha avuto una gestazione lunghissima, e proprio quando pensavamo di avercela — illustrata, con Amleto in copertina — ci siamo dovuti ricredere. Un passo indietro, ci siamo affidati a un grafico editoriale: gli abbiamo raccontato del nostro progetto e del romanzo, dato qualche spunto su cui lavorare (simbolismo, soprattutto), corredato dal file del libro, e poi abbiamo atteso la prima bozza. Per nostra fortuna, la seconda versione è diventata la copertina ufficiale.

Curiosità: la copertina ci è piaciuta e, quando è arrivata la sua ora, abbiamo deciso di smembrarla e scomporla nelle sue più piccole unità per creare la grafica della landing page del romanzo. L’avevate notato?

6. Il correttore di bozze controlla

Quando il lavoro dell’impaginatore è concluso, fa la sua entrata il correttore di bozze, figura talmente rara da essere diventata quasi superflua. Il correttore controlla grammatica e refusi, ma anche l’uniformazione del testo secondo le norme editoriali della casa editrice.

La nostra correttrice aveva trovato Vietato Leggere all’Inferno molto originale stimolante avvincente, tanto da essersi dimenticata di averlo corretto. La perdono per questa involontaria damnatio memoriae?

7. Visto si pubblichi!

Alla fine, stanchissimi dopo il lungo peregrinare pur stando seduti alla scrivania, si rilegge l’impaginato, si testano i formati digitali (ePub e mobi) su vari dispositivi e lettori eBook, si scrivono paratesti e comunicato stampa (confesso che la quarta di copertina anche a distanza di mesi continua a garbarmi assai), si lavora alla landing page (quale font, quale disposizione, quali elementi grafici, quali copy), si dà una ricontrollata generale e poi via, si pubblica.

Grazie a Roberto Gerilli, Cristiana Melis, Pia Ferrara, Chiara Chinellato, Denis Pitter, Federica Urso per questa straordinaria avventura. I libromani uniti siamo noi.

Quello che hai letto è il quarto articolo di una serie che racconta alcune curiosità e retroscena sul romanzo Vietato leggere all’inferno, pubblicato da Speechless Books e scaricabile gratuitamente online.
Se ti sei perso i precedenti, puoi recuperarli subito: Ho scritto un libro e forse morirò di Roberto Gerilli, Leggi… e fa ciò che vuoi di Pia Ferrara, C’era due volte di Chiara Chinellato.

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Sono un’editor e una consulente freelance che si occupa di branding e marketing. Dal 2009 vivo una relazione impegnativa col mondo editoriale, ma ancora non ci siamo lasciati. Se ti piace come scrivo, unisciti alla tribù dei lettori di Elementary, la mia newsletter personale. È strana, simpatica e arriva sempre nel momento giusto.

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I’m a red-haired editor obsessed with blue. I was born sick and sour.